Viaggio in tre puntate nel "Progetto Paflagonia, Anatolia e...."

Con il presente articolo iniziamo un viaggio di conoscenza, in tre puntate, all'interno di alcuni progetti, realizzati e da realizzare, che interessano la storia antica dell'Italia e della Turchia.
Ci accompagneranno due amici appassionati di storia e della cultura italiana e turca: uno italiano, Ugo Silvello e una nostra connazionale, Emel Ege.

Al centro di questo viaggio c,è L'Iliade e le vicende della città di Troia, narrate da Omero.
Partendo da quelle narrazioni epiche, sull'onda delle scoperte di H. Schliemann nell'800, ponendo attenzione alla verosimiglianza storica di molte notizie tratte dall'Iliade, sono nati, sono stati realizzati e stanno nascendo dei progetti che uniscono la leggenda, la storia antica e la storia recente dell'Italia e della Turchia.
Con questi progetti la storia è diventata e sta diventando una bella occasione di dialogo non solo tra addetti ai lavori, ma anche tra le genti e le istituzioni di due nazioni antiche affacciate sul Mediterraneo: la Turchia e l'Italia.

 

 

Antico guerriero Veneto-Museo di Este-Padova-Italia

 

Prima parte

Il "Progetto Paflagonia"

"Progetto Paflagonia"
Ritorno alle Origini
Un viaggio tra sport, cultura ed avventura.

C'è un Ulisse dentro di noi…
Tra amici se ne parlava già da qualche anno. Però sembrava un'idea così strana e particolare da meritare quell'attenzione che meritano le chiacchierate dopo una cena all'aperto d'estate, quando si parla del più e del meno. Non è stato così, perché sotto c'era una sostanza, qualcosa che poteva andare ben oltre la semplice curiosità o suggestione…e coniugarsi con la voglia d'avventura, con quell'Ulisse che è dentro a ciascun uomo.

Così è nato per caso il progetto "Paflagonia- Alla ricerca degli Antichi Veneti" ed è partito dall'Italia, dal Veneto, dalla zona di Padova, nel nord dell'Italia e da una piccola cittadina, da Fontaniva e da un gruppo di persone interessate allo sport, al viaggiare, alla cultura e con alle spalle una storia di conoscenza ed amicizia quasi fin dai giochi d'infanzia.

Le "Fornaci dei Serciari-Elite", a Fontaniva (Padova, Italia): luogo di partenza della spedizione in Paflagonia.


Che cos'è il progetto"Paflagonia"?

La Paflagonia è un'antica regione dell'Asia Minore collocata a sud del Mar Nero, in quella che ai nostri giorni è la parte settentrionale della Turchia. Dista da Padova-Italia circa 3.000 chilometri e nel mese di agosto 2001, un gruppo di cinque italiani ha percorso in bicicletta questa distanza. In questa impresa, i cinque ciclisti sono stati accompagnati da altre tre persone di supporto, al seguito con moto e camper.
Se ci si fermasse a questo aspetto, l'impresa sarebbe stata un impegno sportivo consistente, e, forse non molto di più . Ciò che ha reso singolare e degna di ulteriore attenzione questa avventura, è la destinazione: la Paflagonia.

La Paflagonia oggi

"Paflagonia" è l'affascinante ed evocativo nome di un'antica regione storica dell'Asia Minore settentrionale.
La sua delimitazione geografica è incerta. Gli atlanti storici la indicano, nelle varie epoche, con alcune variazioni nei confini: tra Bitinia, Ponto, Galazia e Mar Nero.
Oggi la Paflagonia si mostra come la terra del "grande verde", dei boschi di faggi, querce, betulle, platani e pini.
La Paflagonia costiera è un mare di alberi e arbusti dai colori intensi e vivacissimi in autunno, con visioni e panorami enormi sull'azzurro del Mar Nero. Meritano grande attenzione la città di Bartin, ordinata, attraversata da un fiume a volte placido e a volte ruggente come una belva selvaggia scesa dalle montagne e poi le belle spiagge; Amasra sulla costa, città antichissima ed oggi la "perla" del Mar Nero, ancora forse da scoprire e da imparare ad amare, come merita ciò che è prezioso e raro. E poi, le piccole cittadine sull'alta costa che si tuffa nel mare, per tutte Kurukasile, il paese delle barche e delle navi, un paese di maestri d'ascia che perpetuano una tradizione millenaria nella costruzione delle imbarcazioni. E poi all'interno Safranbolu: uno scrigno di tradizioni e storia dalle bellissime e ben conservate case ottomane, è la terra dello zafferano e delle tradizioni più forti. Poi Kastamonu ancora più all'interno. E in quelle città e paesi tanta gente accogliente, semplice, cordiale, vera, generosa, da incontrare.
Le coste a nord sono alte, regolari, ricchissime di boschi

Perché la Paflagonia?
La Paflagonia fa venire alla mente la Patagonia, una lingua di terra agli estremi lembi dell'America del sud: ma la Patagonia non c'entra nulla con la Paflagonia.
Perché pedalare per venti giorni e per circa tremila chilometri (2974 per l'esattezza) fino in Paflagonia?
Tutto parte da questi cinque versi di Omero, ricavati dal libro secondo della sua grande opera, l'Iliade:

"Dall'Eneto paese ov'è la razza
Dell'indomite mule, conducea
Di Pilimene l'animoso petto
I Paflagoni, di Cìtoro e Sèsamo
E di splendide case abitatori
Lungo le rive del Partenio fiume,
e d'Egialo e di Cromna e dell'eccelse
balze eritine"

Omero, Iliade, libro II°, 850-855-
Traduzione di Vincenzo Monti (IV edizione, 1825)

Un LOGO fortunato per il progetto Paflagonia


Le immagini aiutano il pensiero. La creazione di un LOGO per il progetto Paflagonia è stata un'idea vincente. Il logo infatti ha avuto un grande successo sia in Italia sia in Turchia ed è stato riprodotto come simbolo del viaggio in tantissimi articoli nei giornali e dipinto nelle piazze sia in Turchia (a Bartin) ed in Italia in grandezze di 5 metri per 2 metri.
Cosa rappresenta ? A sinistra sono rappresentati due moderni ciclisti che pedalano verso oriente, cioè verso l'Asia Minore e le terre della Paflagonia antica, mitica terra delle origini. A destra è rappresentato un guerriero Paleoveneto con un cavallo al suo fianco, simbolo della tradizione per cui i Veneti Antichi erano famosi: l'allevamento dei cavalli, già nominati da Omero nei versi sopra citati. Il guerriero si dirige verso occidente, cioè nella direzione che percorsero gli antichi Eneti della Paflagonia per andare in aiuto ai troiani nell'antica guerra di Troia.
Il logo è stato ideato dall'architetto e maestro grafico italiano Giuliano Basso.


Una delle rappresentazioni del poeta epico Omero

Oggi si discute ancora…

Oggi si discute ancora se Omero sia veramente esistito e se le opere a lui attribuite non siano invece il frutto dell'assemblaggio di una complessa organizzazione di formule poetiche. Se veramente fu lui a scrivere l'Iliade e l'Odissea (si percepisce infatti la personalità di un unico grande poeta), quasi sicuramente non fu ( i dati linguistici e storici ci dicono che Iliade ed Odissea, maturarono nel IX° secolo avanti Cristo) contemporaneo ai fatti che descrisse e che avvennero la bellezza di quasi 1200 anni prima di Cristo, oltre 3000 anni fa. A quel tempo si svolse la guerra di Troia descritta meravigliosamente nell'Iliade e studiata da sempre nelle scuole di gran parte del mondo occidentale. Esistevano a quel tempo molti narratori, gli aedi, che tramandavano attraverso il canto le storie del passato, con riferimenti spesso minuziosi e precisi, pur arricchendoli di fantasia e poesia.

Ma c'è da fidarsi…?
Ma c'è da fidarsi della descrizione di Omero sui "Veneti" della Paflagonia e sulle città che nomina ed in parte descrive? Pur non avendo il nostro viaggio nulla da spartire con la straordinaria avventura di un certo signor Schliemann di oltre un secolo fa, può essere curioso sapere cosa costui pensava di Omero e del suo Iliade e lo potrete leggere alla fine di queste pagine.
Lo scopo del viaggio in bicicletta, per circa tremila chilometri, è stato un semplice omaggio tra storia, cultura ed avventura, ai luoghi dove, secondo la tradizione, arrivarono gli Antichi Veneti: la Paflagonia.

Abbiamo visitato quei luoghi…
Abbiamo visitato quei luoghi che sono stati nominati da Omero: le città di Cìtoro, Sesamo, Cromna. Egialò, il fiume Partenio e l'alta Eritini. Di questi luoghi non è stato agevole trovare il corrispondente attuale, ma alla fine il riscontro c'è stato. Crediamo che l'antica Cìtoro omerica oggi si chiama Gideros, Amasra è l'antica Sesamo, Kuracasile è Cromna e Bartin è la città sul fiume Partenio.

Quei luoghi in gran parte sulle coste del Mar Nero, appartengono oggi alla Turchia non ancora oggetto del turismo internazionale
Abbiamo trovato segnali che ci riportano alla storia di tremila anni fa? Abbiamo trovato una terra e della gente di grande ospitalità. Abbiamo sorprendentemente riscontrato che nei testi di storia locale di quei luoghi si citano gli antichi nomi omerici. Abbiamo constatato che talune descrizioni omeriche di luoghi corrispondono a quelle di oggi (L'Alta Eritini o Faraglioni Rossi si trova vicino all'attuale Cakraz): Omero, o chi per lui, quei luoghi li aveva veramente visti per descriverli. Non abbiamo trovato certo le ossa degli antenati veneti, né avevamo l'illusione minima di poterlo fare nella nostra spedizione che aveva carattere sportivo-culturale e rievocativo e non certo archeologico-scientifico. Però abbiamo fatto parlare dei Veneti Antichi e non poco…

 

 

 

Quei luoghi in gran parte sulle coste del Mar Nero,

I "media" parlano dei Veneti Antichi

Alla fine del nostro viaggio e nei mesi immediatamente successivi sono usciti 80 articoli di giornale, tra stampa italiana e turca. Ad aprire le pubblicazioni è stato un articolo di Gianantonio Stella sulla prima pagina del più venduto giornale italiano, il Corriere della Sera, il 12 luglio 2001. Sono seguiti poi altri interventi e paginoni che hanno dato spazio al nostro strano progetto. Tg 3 e altre tv locali hanno trasmesso la notizia in Italia con reportage. Ben più grande rilevanza ha avuto il progetto in Turchia dove, a numerose prime pagine di giornali nazionali, si sono affiancate le notizie in prima serata dei telegiornali.

Dalla Paflagonia là sono partiti i progenitori dei Veneti Antichi?

Da quelle valli e da quelle coste alte e belle, sul Mar Nero, ci dice la storiografia più citata, sono partiti i nostri progenitori: quei Veneti Antichi che hanno abitato fortemente le zone di Este, di Padova nel Veneto ed in Italia? Dobbiamo usare molti e molti "forse" e "chissà", per una storia così lontana, ma è certo che anche le indagini genetiche recenti ci danno un segnale curioso e da approfondire in questa direzione.


Non tutti sono d'accordo
(Le discussioni degli storici professionisti)

Esistono infatti oltre a questa ipotesi dell'origine dei Veneti Antichi, anche altre contrastanti e suggestive ipotesi che li vedrebbero tra i più antichi abitatori dell'area centro europea, tra Berlino, Danzica e la Polonia ed eredi di quella che viene chiamata la "Civiltà dei campi di urne"…e ancora invece popolazione autoctona quasi sorta maieuticamente dalla terra Veneta. Loredana Capuis in un testo (I Veneti, Longanesi & C.-1993- vedi foto) dei più recenti e approfonditi, di sintesi, sui saperi attuali circa i Paleoveneti, afferma che le antiche tradizioni e la mitologia vanno lette ed interpretate come un primo modo di fare storia.


Immagini tratte da situle Paleovenete che evidenziano influenze orientali.


Guerriero Paleoveneto Museo di Trento-Italia.

A questo proposito anche l'antico mito di Antenore, fondatore di Padova (simile al mito di Enea troiano, fondatore di Roma) non va liquidato sbrigativamente come pura leggenda, o come scoria da gettare, in nome di una appetibile lettura, solo politica, dei rapporti tra l'antica Roma e la città di Padova. I Veneti sono dunque figli dell'Oriente e dell'Asia Minore ( culla delle prime grandi civiltà della storia dell'uomo) o invece figli del centro Europa e della sua meno divulgata storia o sono sorti dalle brume preistoriche della terra veneta, spontanei come i funghi di bosco?


Al centro: l'Italia, il Veneto e Padova. A sinistra: Un,antica raffigurazione di Antenore e Priamo.tratta da un vaso. A destra: la tomba di epoca medioevale del mitico Antenore, a Padova.

Parliamone e riparliamone! In fondo parlare di questo significa parlare delle radici, dell'identità. Alla fine si scoprirà la verità?! Forse. O forse si scoprirà che i Veneti sono popolo d'Europa e\o dell'Asia e\o all'indietro di quella terra da cui tutti si proviene che è l'Africa. Beh, non si avrà allora che scoperto "l'acqua calda", che da secoli e millenni abbiamo dimenticato, tutti chiusi come siamo, nell'egoismo dei nostri confini nazionali, etnici, culturali o mentali? Chissà se attraverso il fascino della scoperta e della difesa dell'identità veneta, non si scoprirà magari che i Veneti sono cittadini del mondo: migranti ed emigranti da sempre.

Chi e quando

A partire ed a percorrere circa 3000 chilometri in bicicletta sono stati cinque ciclisti e tre accompagnatori di Fontaniva, di Padova e di Bassano del Grappa (Italia): Alessandro Bizzotto, Stefano Bonamin, Giuseppe Pavan, Giovanni Rebellato, Flavio Spiga, Giuseppe Forti, Ugo Silvello e Aladino Tognon. La ditta sponsorizzatrice principale di tutta l'impresa è stata l'Elite di Fontaniva, produttrice di accessori per il ciclismo amatoriale ed agonistico, con sede nella restaurata "Fornace dei Serciari-Elite".

Un aiuto organizzativo è stato dato in particolare dal Rotary della Turchia che in collaborazione con quello Italiano e di Cittadella ha assistito la spedizione che è durata un mese circa (agosto2001) ed ha avuto come tappe: Fontaniva, Padova, Este, Bologna, la Toscana (l'alfabeto venetico è di origine etrusca), Volterra, Terni, Pescara, San Severo, Bari, Brindisi; in Turchia: Cesme, Izmir (Smirne), Edremit, Troia-Cannakale, Bandirma, Bursa, Adapazari, Bolu, Amasra, Inebolu, Kastamonu, Saframbolu, Bartin. A sostenere l'idea su cui si è lavorato da oltre due anni a questa parte è anche, con il patrocinio, il Comune di Fontaniva, il Comune di Padova, La Provincia di Padova, la Regione Veneto ed il Museo Archeologico di Padova con il suo Conservatore dei Beni Dott. Girolamo Zampieri.

Il perché dei perché: un viaggio tra identità e mondialità
L'uomo è uomo anche perché sa di avere una storia.
Ciascuno di noi è tale perché discende da qualcuno.
Anche i Veneti hanno un grande passato, laborioso e pacifico… hanno la loro identità di cui andare fieri …
Il passato remoto dei Veneti è stato aperto al mondo, all'Asia Minore (culla di molte civiltà), forse al Nord Europa…il passato dei Veneti è stato il Veneto… il passato prossimo dei Veneti è stato anche emigrazione (America…), nella storia di questo popolo c'è l'orgoglio dell'identità e la ricchezza dell'apertura alla mondialità.

Un po' di storia antica

La guerra di Troia che avvenne circa nel 1180 avanti Cristo, fu un fatto enorme per quei tempi. I Troiani abitavano in prossimità dello stretto chiamato ora del Bosforo e dei Dardanelli. Per quel braccio di mare dovevano per forza passare tutte le navi che commerciavano con le terre ed i popoli addossati al Mar Nero. I popoli che in particolare abitavano le terre della vicina Grecia, erano costretti a pagare e a sottostare alle imposizioni di questi padroni dello stretto, per poter passare. Probabilmente fu questo, o fu una scorreria dei greci, il motivo reale per cui scoppiò la guerra di Troia: una guerra che coinvolse da una parte molte genti, capi e città dell'antica Grecia, e dall'altra altrettante genti dell'Asia Minore, l'attuale Turchia. Omero raccontò con la poesia questi fatti. Egli pose a motivo della guerra un' affascinante e coinvolgente causa: il rapimento di una donna bellissima, Elena, moglie di Menelao , re di Sparta.
Il rapimento avvenne da parte di Paride, figlio del re di Troia Priamo, da qui, secondo la narrazione di Omero, il motivo dello scatenarsi della guerra tra i greci ed i troiani.
Omero scrisse 24 libri su queste vicende. Nel secondo di questi libri (Il sogno ed il catalogo delle navi) si elencano in dettaglio tutti i popoli ed i capi che presero parte alla guerra. In cinque versi si narra anche di un popolo proveniente dalla Paflagonia, da cinque città e da un fiume.
Questo popolo era comandato da un forte guerriero di nome Pilimene che poi morì, ucciso sotto le mura di Troia. Gli Eneti, (raccontano mille anni dopo circa) lo storico di epoca romana Tito Livio ed il poeta epico Virgilio , al comando di un altro guerriero, Antenore, migrarono, alla fine della guerra verso occidente , per il mare Adriatico fino ad arrivare, secondo gli storici antichi, a Padova, nel Nord dell'Italia. Da qui la leggenda della tomba di Antenore che si trova a Padova, di fronte al palazzo dell'attuale provincia.

Sembra una storia incredibile
Sembra una storia incredibile quella degli abitanti della Paflagonia. Omero li nomina chiamandoli Eneti o Enetoi. A questa tradizione antichissima si ispirarono tutti gli storici greci e latini per spiegare l'origine del popolo veneto. E' difficile credere a questa storia! E' difficile credere che Omero sia esistito davvero( secondo la tradizione antica egli era un "aedo" cieco, nativo di Chios). E' difficile credere che se Omero (o chi ha scritto l'Iliade) è veramente esistito, possa aver raccontato una storia proprio vera nei personaggi, nelle vicende e nei luoghi che nomina.
Eppure…
Eppure oltre un secolo e mezzo fa, negli anni 20 e 30 dell'ottocento , un ragazzino tedesco si era così innamorato dell'Iliade da impararselo quasi a memoria perfino. Questo ragazzino fantasticava sui personaggi descritti da Omero, era innamorato di quelle storie d'armi e di guerrieri. Il suo nome era Heinrich Schliemann(1822-1890). Da grande divenne un ricchissimo e fortunato commerciante e decise di coronare il sogno di un dilettante innamorato della poesia omerica, il suo sogno: scoprire dove realmente fosse collocata la città di Troia descritta da Omero.

La scoperta di una città distrutta migliaia di anni fa

Come guida per le sue ricerche Schliemann adottò proprio il libro che da ragazzino l'aveva tanto affascinato: l'Iliade di Omero. Sulla base dei versi che descrivevano i luoghi ed i fatti della guerra di Troia, egli elaborò delle precise ipotesi di scavo scegliendo una delle colline, quella di Hissarlik, sulla pianura nord occidentale dell'attuale Turchia. Gli esperti archeologi del tempo forse lo consideravano un po' pazzo nel credere che in un libro di epica come l'Iliade, si potesse trovare la chiave per individuare un luogo archeologico dove scavare e riportare alla luce una città.
Schliemann scelse di scavare una determinata collina, quella appunto di Hissarlik a 5 chilometri dal mare, contro il parere degli archeologi del tempo che unanimemente ritenevano che l'antica città si trovasse sulle alture di Bunarbaschi, a 14 chilometri dal campo dei greci, sul mare del promontorio Sigeo.…ebbe ragione!
Dai suoi scavi emerse l'antica Troia (in realtà egli attribuì alla Troia di Priamo - la Troia VIIa, uno strato più antico( il II°) dei nove livelli della città). L'emozione fu enorme…dagli scavi emersero meravigliosi tesori che egli attribuì alla tomba del re troiano Priamo.
La sua gioia e meraviglia fu tale che il giorno della scoperta, con una scusa mandò a casa tutti gli scavatori, raccolse tutti i gioielli scoperti, li portò in una casetta che serviva come ripostiglio, chiamò lì la bellissima e giovane moglie ateniese e l'adornò del tesoro di Priamo.
Quella straordinaria scoperta lo rese celebre ed aprì gli occhi agli scettici su come invece ci si potesse fidare delle descrizioni omeriche contenute nell'Iliade.


Immagine da disco bronzeo Paleoveneto raffigurante una dea femminile detta "Dea degli animali"